Il difetto interatriale, in termini di incidenza, è la seconda cardiopatia congenita più comune (10-15% di tutte le cardiopatie congenite diagnosticate).

Consiste in una comunicazione in sede di setto interatriale, la parete che separa i due atri, attraverso la quale il sangue, in quantità dipendente dalle dimensioni del difetto, passa dall’atrio sinistro all’atrio destro: si tratta di sangue già ossigenato che viene reindirizzato nuovamente ed inutilmente ai polmoni, passando successivamente dall’atrio destro al ventricolo destro: ai polmoni arriva così una quantità di sangue superiore al normale.

Il difetto interatriale può manifestarsi associato ad altre cardiopatie, come ad esempio il difetto interventricolare, la stenosi aortica, il ritorno venoso anomalo polmonare parziale, il dotto di Botallo pervio ed alcune cardiopatie complesse.

I difetti interatriali vengono normalmente classificati in ragione della posizione del difetto nel setto interatriale; parleremo così di difetti interatriali tipo:

Ostium secundum: il difetto si trova nella parte centrale (fossa ovale) del setto interatriale; è il più comune tra tutti i difetti interatriali, con un’incidenza di circa l’80%. Questo tipo di DIA si presenta nel 10% dei casi associato ad altre cardiopatie congenite. Neonati e bambini sono in molti casi completamente asintomatici, e la diagnosi del difetto avviene soltanto in età scolare o successivamente. Circa il 20% di questo tipo di difetto interatriale tende a chiudersi spontaneamente nel corso del primo anno di vita;

Ostium primum: il difetto è localizzato nella parte più bassa del setto interatriale. Frequentemente a questo difetto sono associate disfunzioni delle valvole cardiache (in particolare la valvola mitrale). Diversamente dall’Ostium secundum, i sintomi clinici della presenza della pervietà interatriale sono riscontrabili in epoca precoce. Non vi sono in genere possibilità di chiusura spontanea del difetto, per la quale è necessario ricorrere alla correzione chirurgica;

Forame ovale: nasce dalla mancata fusione tra il septum primum (la parte più sottile del setto) e il septum secundum (la parte più spessa), le due strutture embriologiche il cui normale sviluppo è determinante per la formazione della zona centrale del cuore: nel processo di normale sviluppo i due setti si avvicinano gradualmente per poi sovrapporsi e dare origine a quella porzione di setto denominata fossa ovale. La loro mancata fusione dà luogo a questo difetto interatriale che tuttavia non ha particolari significati fisiologici;

Seno venoso: il difetto è posizionato nella parte più alta del setto interatriale, posteriormente. Esso rappresenta circa il 5%-10% dei casi di DIA. Questo difetto è spesso associato ad un Ritorno venoso anomalo parziale, in quanto il difetto è individuabile nella parte posteriore del setto dove le vene polmonari confluiscono nell’atrio sinistro. Anche in questo caso non vi sono possibilità di chiusura spontanea: il trattamento del difetto tipo seno venoso è esclusivamente chirurgico;

Seno coronarico: il DIA è localizzato nel tetto del seno coronarico, legato ad un’anomalia di sviluppo della parete tra il seno coronarico e l’atrio sinistro: il passaggio di sangue avviene quindi tra atrio sinistro ed atrio destro attraverso un drenaggio nel seno coronarico;

Atrio comune: ci troviamo in presenza di una camera unica atriale, legata al totale mancato sviluppo del setto interatriale.

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